domenica 25 settembre 2011

Da un altro punto di vista. ITALIA. DRAMANE WAGUE', Nel mondo dei vetri

(da Uno sguardo sugli indigeni. Gli umbri visti e raccontati da un nuovo abitante, Edizioni Thyrus, 1998)

Lo spazio e il territorio umbri visti dagli occhi di un cittadino africano.


Detto Diego, nato nel 1964. Scrittore, formatore nel terzo settore e nella cooperazione internazionale, mediatore culturale. E' autore di diversi volumi e pubblicazioni. E' stato membro del direttivo della Camera del Lavoro di Perugia e del Sunia. Ha collaborato con diverse associazioni impegnate nell' educazione interculturale. Ha presentato una ricerca sul relativismo culturale e il decentramento del punto di vista nel quadro dell'Antropologia Visuale.
Svolge presso diverse scuole ed istituti l'attività di "prestazione d'opera intellettuale per attività e insegnamenti facoltativi ed integrativi"



 Uno dei tanti aspetti affascinanti dell'Umbria è il suo territorio. Situata nel cuore dell'Italia centrale e solcata dal mistico fiume Tevere, l'Umbria offre dal punto di vista storico-ambientale una ricchezza invidiabile. Le antiche mura che circondano i centri storici sembrano raccontare al visitatore la storia d'un glorioso passato. Le strade non sono distinte da numeri, ma hanno nomi che immortalano personaggi che hanno caratterizzato la vita della regione e del paese; e ci sono anche vie con nomi curiosi come via del Topo, via del Tordo, via Curiosa, via delle Streghe...
   Niente è lasciato al caso. Tutto è sostenuto da documentazioni scritte e affidate alla memoria delle guide turistiche.
Man mano che ci si allontana dai centri storici, però, si assiste alla morte lenta del passato. Ciò che rimane davanti all'occhio sono le case costruite dall'uomo "evoluto".
L'uomo "moderno" si è impossessato del territorio e con le sue tecniche ha creato un mondo di cemento e di vetri.
   La presenza dei vetri in tutte le opere del civilizzato non è casuale, risponde a un disegno ben preciso: creare il desiderio e vendere il prodotto.


Ad esempio, nell'aereo in volo si ha la sensazione di avere a portata di mano la luna, il sole, le nuvole. Il desiderio di toccarli è enorme, ma ci troviamo nell'impossibilità di farlo. Scesi dall'aereo, passato questo desiderio, l'Europa ci offre le vetrine dei negozi dove c'è tutto – cibo, abbigliamento, medicinali,... - però qui emerge un particolare. Ad ogni prodotto corrisponde una cifra scritta vicino, in modo ben visibile. Questo è il valore dell'oggetto: per chi possiede queste cifre tutto è semplice; per gli altri dovrebbe bastare desiderare l'inaccessibile o cercare di procurarsi la possibilità di raggiungerlo.
   Ovunque in Europa ti perseguita questo mondo dei vetri. Dal centro storico delle città alle periferie questi vetri sono sempre lì in agguato. La televisione è la casa madre di questo strano mondo dei nostri desideri e il computer la sua espressione più avanzata.
In Umbria lo spazio per le aggregazioni, gli scambi di idee, è tutto a pagamento. Per giocare a calcio o a calcetto, per organizzare un incontro culturale, bisogna pagare.
   Ogni posto è territorio privato. Ad esempio, se fa freddo, entri in un bar e vuoi aspettare per cinque minuti, ti obbligano a consumare qualcosa e a pagare il posto in cui ti sei seduto.
Passeggiando nei corsi principali delle città umbre, di sabato o nei giorni festivi, è facile notare la tribalizzazione degli spazi. Giovani e adulti si dispongono lungo la via centrale in base alle proprie idee politiche, all'appartenenza allo stesso istituto scolastico, al rango sociale. Il territorio è così caratterizzato che anche i bar e i negozi si identificano con quelli che occupano le soglie. Per riconoscere le varie tribù basta guardare i modi di vestire, i tipi di scarpe.
   Per uno come me, proveniente dai larghi spazi africani e abituato a giocare a calcetto nel cortile interno delle case, abitare in Umbria all'inizio è stato traumatico. Oltre all'idea di dover pagare gli spazi, soffrivo tremendamente delle strade strette. Camminavo rapidamente per poter arrivare in luoghi più aperti. Sembrava che tutto mi si stringesse attorno. Adesso che mi ci sono abituato, al ritorno in Africa mi mancano persino i muri di via del Tordo, una delle strade più strette di Perugia.


   Un giorno, mentre giravo in città, ho visto scritta questa frase: "Morte ai cretini". Mi è sembrato un progetto molto ambizioso, visto che l'autore aveva affidato il suo messaggio al muro di un monumento storico appena ristrutturato.

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